Luce e colore in Melchiorre Napolitano sono elementi essenziali nell'inesauribile ricerca che l'artista conduce sullo spazio. Uno spazio quasi malleabile, che nell'astrazione delle opere di questo artista si presta ai giochi degli elementi, dei materiali e dell'abilità coloristica, e comunque mai inerte o occupato occasionalmente come sfondo distinto, fissato e delimitato. Si tratta piuttosto di una profondità indagata, amalgamata alla densità della materia cromatica, raggrumata e celata in venature nascoste, incavi e anfratti. Uno spazio che si combina alla luce per lasciare intravedere uno scorcio, o che si distende in un possibile percorso percettivo, per sottolinearlo e indicarlo allo sguardo.

Perchè anche se astratte, queste tele emergono da un paesaggio interiore, da una topografia spirituale che si combina con la memoria, apparendo come una natura ipotetica, o come un luogo metafisico codificato da simbologie arcane, dove l'uomo è irrimediabilmente assente. Sono evocazioni di paesaggi sospesi, illusori ed allusivi, elaborati da un'intelligenza emotiva che tuttavia preordina la sua espressività con lucido raziocinio. I colori terrosi e sanguigni che si stemperano in eteree opacità, le brillantezze luminose dei blu, che possono giungere fino ad un oltremare denso ed estremo, creano tensioni visive di scenografica drammaticità, imponendo un moto diretto verso l'alto alle architetture compositive. È come se questi agglomerati di masse pigmentose cercassero una posibilità di fuga, o alludessero a una speranza, in un mondo percorso da simboli la cui interpretazione resta irrecuperabile a una lettura razionale, e che sembrano emergere come la scrittura di una realtà trasfigurata, o come traccia permanente di inquetudini che fluiscono sulla tela, diventando tangibili testimonianze.

Dialogo Tra Forme
Editoriale Giorgio Mondadori - Torino, 2009